Dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio della località San Giacomo di Andrate (Torino) si imbocca il sentiero diretto al Mombarone, sentiero che si snoda soprattutto tra betulle e faggi (anche monumentali) e offre numerosi scorci panoramici sulla Serra d’Ivrea, l’Anfiteatro Morenico e, in lontananza, la caratteristica “piramide” del Monviso.
Presto si iniziano a notare blocchi di roccia biancastra di varie dimensioni, molto meno alterati dagli agenti atmosferici rispetto ai micascisti, la roccia largamente predominante negli affioramenti e nei blocchi di frana: si tratta di quarziti!
La sorpresa la troviamo però poco sopra la strada che sale ad uno degli ultimi alpeggi ancora utilizzati: una vera e propria cava di quarzite, abbandonata da decenni ma ancora ben “leggibile” (EVITARE DI AVVICINARSI TROPPO. ACCONTENTIAMOCI DI GUARDARE DA FUORI!!)
il tempo trascorso dalla fine dello sfruttamento è testimoniato dal progredire della colonizzazione vegetale (a cominciare da licheni e muschi)
sullo spazio antistante la cava sono presenti numerosi detriti/scarti della passata estrazione di quarzite
usando una certa cautela (sentiero non ben segnalato e pochissimo frequentato) è possibile salire in direzione del Monte Torretta incontrando alcuni blocchi di quarzite, anche imponenti, “disegnati” da bellissimi licheni e spesso utilizzati come base per “ometti” segnasentiero
(ho trovato in Rete poche informazioni sulla cava di quarzite. La meno sommaria è la seguente:
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GENESI DEI CIOTTOLI E MORFOLOGIA DELLA BESSA.
E’ ben noto come i ciottoli abbiano un’ origine fluviale o meglio torrentizia; il continuo rotolamento secondo un unico verso entro l’acqua e la natura litologica del clasto roccioso e anche la sua struttura formazionale ne determinano la forma che può essere sub sferica e/o elissoidica; questo naturale processo erosivo del clasto lapideo avviene abbastanza rapidamente dopo un percorso minimo di circa quattro o cinque chilometri entro il letto del torrente. La velocità del flusso idrico è anch’essa determinante per la “Buona riuscita” di un ciottolo. Percorrendo la valle del Torrente Viona possiamo notare che analoghi accatastamenti di ciottoli sono presenti sulla sponda sinistra a circa novecento metri a monte della Frazione Vignazze; purtroppo i notevoli riporti di materiale discavo eseguiti negli anni sessanta a seguito della costruzione della S.S. 419 che unisce Mongrando a Borgofranco d’Ivrea hanno quasi sicuramente ricoperto altr iaccatastamenti ciottolosi.Una fondamentale caratteristica dei ciottoli della Bessa, che ci può aiutare a capire la sua trasformazione antropica, era una loro tipologia mineralogica ora poco visibile; migliaia di ciottoli di bianca quarzite ricoprivano la Bessa prima che una Ditta di Quincinetto ne attuasse la quasi completa asportazione tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso; da bambino mi ricordo che molti turisti si facevano accompagnare dagli abitanti della zona a vedere le caratteristiche “Pietre Bianche”. Nel giro di pochi anni tale curiosità geologica è quasi totalmente scomparsa privando la Bessa di una sua caratteristica naturale decisamente insolita, rimangono milioni di ciottoli che ad una rapida osservazione sembrano tutti uguali e monotoni ma se si è guidati da un occhio esperto possiamo notare come sotto ad un uniforme colore grigiastro si celano diverse tipologie rocciose ognuna delle quali con un proprio significato geologico che ci racconta la genesi delle Alpi.L’origine delle caratteristiche “Pietre Bianche” va ricercata non solamente nei giacimenti presenti nella Valle d’Aosta ma anche in siti molto più vicine alla Bessa ossia sul versante del Mombarone e del monte Torretta lungo le pendici di tali monti sono presenti diversi affioramenti lenticolari di metamorfica quarzite alcuni dei quali sono stati sfruttati sino a pochi decenni fa.
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da
Giuseppe Quaglino
AURIFODINE DELLA BESSA: FORSE NON SOLO ORO.Analisi geomorfologica e geologico-applicativa di un insolito paesaggio